L’addio di Sarri era inevitabile ed è sua responsabilità

Avevamo già criticato la scelta di Maurizio Sarri che la Juventus aveva fatto a Giugno 2019 definendola “non da Juventus” per cui non ci sorprende per niente l’esonero avvenuto nella giornata di ieri, a poco più di un anno dall’annuncio ufficiale. Per quanto ci riguarda era così chiaro che Sarri non fosse la persona giusta che oggi ci sorprende più il fatto che qualcuno possa averlo mai pensato. L’esonero del tecnico chiude un periodo molto difficile che Agnelli in persona ha definito “durissimo” e ha dato il via ad una sequela di articoli che in qualche modo cercano di addebitare la scelta alla società, ad una presunta fretta, alla mancanza di pazienza o ad altri fattori quasi che Sarri sia stato ingiustamente scaricato. Anzi, proprio il noto Blooog di Fabrizio Bocca su La Repubblica parla di un Sarri “sedotto ed abbandonato”. E’ una posizione non dissimile da quella che molti commentatori avevano tenuto al momento della scelta, sponsorizzando Sarri senza se e senza ma, ed è quindi logico che questi commentatori cerchino di far passare il tecnico toscano come una vittima della malvagità della grande società che l’ha triturato, magari addirittura sfruttato, e poi cacciato senza ragione. Fa comodo il mito della grande azienda cattiva che maltratta l’uomo semplice, l’uomo del popolo ma non è andata così.

Sarri non è mai stato la prima scelta

Nonostante a molto abbia fatto comodo accreditare questa tesi, soprattutto perché molti si erano spesi sui contatti su Sarri, l’ex-allenatore della Juventus non è mai stato la prima scelta della società. Era chiaro a tutti tranne a coloro che non volevano vedere. Con il passare del tempo e con il fallimento dell’operazione Sarri sempre più probabile, molti commentatori non solo hanno accettato l’idea ma addirittura l’hanno presentata come un dato di fatto sempre espresso. La verità è, più semplicemente, che Sarri è stato un ripiego del duo Paratici-Nedved nel momento in cui non si è potuti arrivare a Guardiola. Ora lo dicono tutti ma un anno fa questa era una teoria fantasiosa, portata avanti da persone poco informate che volevano acchiappare qualche like o, persino, per motivi di aggiotaggio 😂😂

In sostanza, Sarri non doveva essere l’allenatore della Juventus e la proprietà, come è stato subito chiaro, non ha mai condiviso questa scelta. Per Sarri si è trattata della classica occasione della vita che gli si è presentata davanti in modo inaspettato ed anche un fortunato. Il treno che non doveva passare ma è passato e Sarri è riuscito a prenderlo. A molti questa acrobazia non riesce mai, a lui è riuscita.

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Da quel momento in poi l’ex-allenatore del Napoli e del Chelsea aveva tutto nelle sue mani: allenatore in una società tre le prime in Europa, la prima in Italia, un parco di giocatori enorme che includeva anche il primo o secondo (fate voi) giocatore al mondo, visibilità e un bacino di tifosi immenso molti dei quali si erano già fatti abbindolare da giornali e TV e credevano che la Juventus dovesse cercare lo spettacolo e non il calcio vincente ma “orribile” di Massimiliano Allegri. Era tutto nelle sue mani e aveva tutti i mezzi per fare bene.

Emerge (purtroppo) l’uomo Sarri

Il primo contatto di Sarri con il mondo Juventus è già devastante. Per giustificare le sue evidenti e marchiane gaffe dell’era Napoli, Sarri non trova di meglio che offendere sia la vecchia che la nuova tifoseria dicendo che “quelle cose” lui doveva dirle perchè era a Napoli e questo si aspettavano i sostenitori partenopei. Ai suoi vecchi tifosi faceva fare la figura degli sciocchi che avevano creduto ad un tipo che mentiva per farli contenti, ai nuovi consegnava praticamente un mercenario che direbbe qualsiasi cosa perchè è pagato dal suo datore di lavoro e infatti in poco più di 30 minuti rinnega lo stesso sarrismo dicendo il contrario di quello che aveva sempre affermato fino a pochi mesi prima. Il gioco, il divertimento, i moduli, qualsiasi cosa veniva rinnegata in nome del pragmatismo.

Ai più attenti questo cambiamento non poteva che suonare malissimo ed essere persino offensivo ma ormai Sarri era l’allenatore e nelle sue mani aveva il suo destino.

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Come ci era stato raccontato allora (anche se i più avevano fatto finta di non sapere fino ad oggi) aveva inaugurato il suo rapporto con la squadra in modo conflittuale già durante la International Champions Cup, fino alla famosa frase proferita negli spogliatoi della partita con il Tottenham: “come #@!#£$! ho fatto a perdere due scudetti contro gente come voi?”. Il risultato era che già a fine Agosto si sapeva abbastanza chiaramente che il rapporto allenatore-squadra era ai minimi termini e che molti ne volevano già all’allontanamento. Era colpa della società o della persona Sarri ? Eppure la società riusciva a chiudere gli spifferi di una tormenta che porterà un anno dopo Agnelli a definire l’anno “durissimo”.

E’ vero in parte che la squadra che Sarri ha trovato non era esattamente quella che avrebbe chiesto lui (che magari avrebbe voluto Jorginho… 🤦‍♂️) ma stiamo parlando di una grandissima squadra composta praticamente di soli nazionali, persino in panchina o nella teorica panchina perchè si faceva persino fatica a capire chi si sarebbe potuto mettere in panchina. Forse non poteva praticare il suo giuoco ma certo non aveva una squadra debole a disposizione.

Liti, confusione, giocatori furiosi: il sarrismo di Sarri alla Juventus

Con questa squadra Sarri ha battuto tutti i record negativi possibili ed immaginabili. Nonostante le difficoltà iniziali ha continuato a litigare con i giocatori e deteriorare il rapporto con la squadra, ha alternato moduli e componenti della rosa senza riuscire a dare una parvenza di solidità alla Juventus che gestiva fino alla sosta per il corona virus che lo ha salvato da un possibile esonero prematuro. La sosta gli poteva fornire l’occasione per resettare tutto, per studiare meglio come gestire la squadra sia fuori che dentro il campo, ripensare le sue teorie per adattarle ai giocatori che aveva a disposizione e presentarsi alla ripresa del Campionato in modo tale da salvare la sua panchina.

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Invece Sarri ha ricominciato più allo sbando di prima. Ha perso di nuovo un trofeo che doveva essere alla portata, la Coppa Italia, ed ha inanellato una serie di risultati sconcertanti che ad un certo punto avevano anche fatto temere per il Campionato. E in tutto questo continuavano, peggiorate, le voci di rapporti logori con i giocatori ed ad un certo punto anche con i dirigenti che non riuscivano più a difendere quello scempio.

Più che non far filtrare nulla o poco di quello che succedeva e non esprimere alcuna critica all’allenatore nonostante risultati sconcertanti, cosa avrebbe dovuto fare la società Juventus ? Più la squadra peggiorava più Sarri dimostrava di essere precipitato nel suo mondo, quello delle scuse, quello di prestazioni orribili in cui lui vedeva domini o grandi prestazioni, di rimonte subite che lui definiva normali, evidenziando non solo un distacco dagli anni precedenti in termini di risultati ma anche in termini di comunicazione. Ogni sua conferenza stampa, turpiloquio a parte (del quale forse fa vanto, evidentemente), diventata una esibizione di allucinazioni sportive e persino i suoi fan tra i commentatori sportivi iniziavano a trovare difficile difenderlo.

Tutto questo è colpa della società o di un allenatore che non riesce a replicare un modello di gioco che forse – a questo punto – non è suo, non riesce a leggere e quindi cambiare le partite che non vadano bene, non riesce a stabilire rapporti decenti con la squadra ed i suoi dirigenti e, dulcis in fundo, ad un certo punto pensava di essere diventato più furbo della società Juventus ?

L’ultimo Sarri: dall’accusa di dilettantismo al Lione

Si perchè l’ultimo Sarri, intuendo che era ormai al capolinea, aveva iniziato a lanciare messaggi alla sua società. Da quel “c’ho il contratto” ripetuto spesso a quella “minaccia” di volerlo onorare fino alla fine, fino a quella greve manovra con cui sperava di mettere pressione ai suoi dirigenti definendoli dilettanti per interposta persona se lo avessero mandato via. Manovra con cui sperava di ottenere il supporto mediatico della stampa, che non ha ottenuto perchè lo capivano tutti che era un morto che camminava, ma che sicuramente ha indispettito tutti in società. a partire a quell’Agnelli che non gli ha tributato nessun tipo di onore e, anzi, ha definito il suo anno un meraviglioso coronamento della sua carriera. Come a dire, sei tu che devi ringraziarci per averti consentito di realizzare il tuo sogno. Noi non abbiamo nulla per cui ringraziarti.

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Il fiume di dichiarazioni e di retroscena che spesso confermavano quello che si era detto per mesi ed era stato bollato come fantasia non si è fatto attendere e in poche ore, parafrasando Max Allegri, è “venuto giù tutto”.

La verità è che Maurizio Sarri, probabilmente senza meritarlo, ha avuto la sua occasione della vita e l’ha sfruttata male, dimostrando di essere non solo limitato a livello tecnico, non solo un uomo di scarso spessore ma anche di essere poco furbo. Schiavo del suo modo di essere, e forse è anche normale a più di 60 anni, e forse anche a causa dell’essere stato assecondato da troppo tempo da una certa stampa che l’ha eletto a vate solo in chiave anti-Juventus, non è riuscito a modificare nulla: dal suo carattere al suo modo di giocare. E’ entrato nella Juventus iniziando con l’offendere e maltrattare giocatori notevolmente più realizzati di lui; da non-vincente ha preteso di spiegare il Calcio a chi aveva vinto decine di trofei tra campionati, coppe e persino Mondiali; quando si è reso conto che questo modo di fare non stava funzionando, nè in campo nè fuori, non è riuscito a modificare una virgola ed è arrivato a pensare di fare pressione (lui!) sulla società con una sponda mediatica che pensava di avere ma che, come tutto il resto, era solo una sua illusione.

Accreditare la tesi che quest’uomo sia stato massacrato dall’ambiente o che non gli sia stata dato il tempo o il modo è davvero risibile.

Addio Maurizio Sarri: abbiamo vinto il nono consecutivo nonostante te e non ci mancherai. Hai buttato la tua occasione.