La Juventus esclusa dalla Conference League. Non farà ricorso

La decisione è adesso ufficiale. La Juventus è stata esclusa dalla prossima Conference League 2023-24 per la violazione del Fair Play Finanziario e del Settlement Agreement. La UEFA le ha inoltre comminato una multa da 20 milioni di euro di cui 10 milioni saranno da pagare qualora la società non rientri nei parametri concordati con i bilanci 2023, 2024 e 2025 cioè nei prossimi tre anni.

La società ha precisato di essere certa della propria correttezza ma ha preannunciato che non farà appello, senza che questo implichi l’essere o dichiararsi colpevole ma solo per evitare – come era successo anche in Italia con la FIGC – che il contenzioso metta a rischio la prossima stagione sportiva, rendendo incerto anche il prossimo Campionato di Serie A e soprattutto la qualificazione in Champions League.

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Nessuna rinuncia: la UEFA ha dovuto escludere

Smentite quindi le voci che per settimane hanno dato la Juventus vicina alla rinuncia alla Conference League. Sicuramente la sentenza è frutto di un accordo, con la società che accettava di non fare appello in presenza di una sentenza che la soddisfaceva pur contestando la pena ma non ha effettuato alcuna rinuncia costringendo quindi la UEFA a squalificarla. Probabilmente Ceferin e i suoi, sicuramente ispiratori dei velati “suggerimenti” che sono stati fatti inviare dalla stampa italiana proprio in merito alla rinuncia spontanea, avrebbero preferito quest’ultima tanto da arrivare a pochi giorni dai sorteggi per comunicare le decisioni. Considerato il ricorso pendente in merito alla SuperLega e le minacce di A22 che ha rivelato di possedere intercettazioni telefoniche ed ambientali sulle pressioni esercitate da UEFA su Juventus ed altri, probabilmente Ceferin avrebbe preferito di gran lunga non dover escludere la società italiana e che questa si fosse semplicemente ritirata, multe a parte.

La squalifica potrebbe infatti rientrare nel complesso giro che riguarda la SuperLega e diventare rilevante specie qualora Bruxelles dovesse dare ragione ad A22. La Juventus è infatti stata condannata dalla giustizia sportiva, per ben due volte, senza che ancora sia nemmeno stata rinviata a giudizio in un tribunale civile, nei quali ha anzi registrato qualche parziale vittoria. Qualora le accuse dovessero essere archiviate o si dimostrassero non veritiere le due condanne sarebbero non solo difficile da spiegare ma aprirebbero persino dei possibili spiragli per risarcimenti. Non è un caso che la FIGC abbia messo nella sua di sentenza proprio la rinuncia a ricorrere alla giustizia ordinaria per gli appelli e, quindi, la teorica certezza di chiudere lì la vicenda.

Con una rinuncia la UEFA avrebbe potuto giustificarsi affermando di non essere stata lei a squalificare ma la Juventus a rinunciare, cosa che non sarà possibile. Nion deve prendersi la responsabilità della sanzione irrogata senza alcuna condanna civile né, persino, un rinvio a giudizio.

Se la Juventus dovesse vincere la causa civile, specie se dovesse farlo in modo molto veloce, non è detto che non possa tornare in sede civile a chiedere eventuali risarcimenti sia a FIGC che UEFA.

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I tifosi avrebbero voluto combattere ma…

Probabilmente la società avrebbe avuto tante armi qualora avesse voluto combattere sia la prima penalizzazione, quella in Italia, sia quella in Europa. La verità però è che questo, per quanto faccia arrabbiare, avrebbe fatto il gioco dei due nemici che avrebbero potuto così tenere i casi aperti, decidere troppo tardi per la stagione precedente, e provare a colpire la società anche per la prossima stagione. I segnali in questo senso sono stati chiari ed anche le decisioni molto in ritardo ne sono la prova.

Non sarebbe stato affatto certo di poter salvare la stagione in corso, magari riavendo i punti in Serie A, e ci si sarebbe esposti a penalizzazioni nella prossima stagione che avrebbero potuto pregiudicare la partecipazione alla Champions League del prossimo anno. Al di là dei soldi, che comunque sono tanti, questo ha un impatto anche sulle campagne acquisti perché – come si può vedere con il caso Kessie – molti giocatori vogliono giocare la Champions League e non poterlo garantire nemmeno il prossimo anno (per quanto si possa garantire una cosa del genere), può significare avere difficoltà a trovare calciatori di un certo spessore che vogliono venire a Torino. Saltare un anno si può accettare ma saltarne due sarebbe negativo per qualsiasi calciatore anche a livello di soldi percepiti dagli sponsor.

Per la SuperLega resta tutto aperto

E’ chiaro che a questo punto il nodo di svolta sarà la decisione sulla SuperLega. La Juventus ha dovuto cedere ai ricatti della UEFA ma il comunicato, ribadito anche due volte, è molto chiaro: la società ha avviato le procedure di uscita dal nuovo torneo ma queste procedure non solo non sono completate – e quindi la Juventus non è ad oggi fuori dalla SuperLega – ma sono soggette anche all’approvazione degli altri soci. Come molti sapranno, ad oggi nessuno è uscito dalla SuperLega anche per le ingenti penali che questo comporterebbe.

Ma la situazione in sostanza è semplice: la Juventus è ancora parte della SuperLega e se la decisione di Bruxelles fosse a favore, le carte potrebbero cambiare. Ottenendo di diffondere un comunicato come quello che ha diffuso, la società non ha cambiato poi di tanto la sua posizione sulla SL ma ha preso tempo. La UEFA non può esagerare, vista la possibile accusa di pressioni indebite, e si è accontentata di una promessa futura.

La partita è però ancora tutta aperta.

Quello che è chiaro è che la Juventus non giocherà in Europa il prossimo anno, qualcosa che molti vedono come cosa positiva e che senza dubbio ha i suoi vantaggi ma che è anche una occasione persa sia di vincere un trofeo europeo, sia di far fare esperienza ai suoi tanti giovani.

Chiaramente con questa squalifica la squadra ha il dovere di provare a vincere di nuovo il Campionato: solo così si cancellerebbe una stagione balorda come quella passata e qualche umiliazione da parte di FIGC e UEFA.

Anche se poi alla fine ride bene chi ride ultimo.